0 commenti sabato 29 gennaio 2011

sensazioni intuitive e conoscenza dei limiti, una giusta gradazione di coglioni, è un misto di aritmetica e parapsicologia. sono questi i poteri che servono ad un uomo per districarsi nell'improbabile impresa di costruire qualcosa che abbia un senso, un senso compiuto, una squadra di calcio per esempio. l'uomo tirato, il vecchio col baffo, il giovane arrogante, il filosofo diplomatico o diplomato, il vicino di casa dal sopracciglio che fa sempre su e giu. com'è possibile che tali elementi possano aver credito in tali faccende? la palla rotola. le palle rotolano. in movimenti irregolari governati dal fato e dalla sporcizia. qui sotto vi è data la capoccia lucida di galliani, anch'ella è una palla.

0 commenti giovedì 12 marzo 2009


è evidente che siamo un calcio economicamente di seconda fascia ma ancora più preoccupante è il fatto che quei pochi soldi che si hanno a disposizione vengano bruciati miseramente in campagne acquisti dilettantesche. è la gestione manageriale delle squadre che preoccupa, ma anche quella del sistema calcio e certo, venirne a capo con i regnanti matarrese, galliani, petrucci, abete, è scoraggiante nonchè raccapricciante. è gente incapace di dare un futuro al calcio e che ha fatto carriera esclusivamente coi soliti giochetti di potere da italietta retrograda e se oggi il calcio italiano è stato sorpassato da quello inglese, spagnolo e tedesco è colpa loro, un'esclusiva di cui possono vantarsene e che possono sistemare accanto alle loro tante altre mirabolanti imprese italiote.

altro grosso autolesionismo è il giornalismo italiano, scadente, di parte, venduto e che invece di fare corpo unico, interesse comune, critica costruttiva, identità nazionale infondendo autostima nei nostri club pensa a buttarla sulla caciara, sulla polemica rancorosa e autofustigante. ed è così che i club italiani partano in soggezione nei confronti degli inglesi, ultrapompati mediaticamente ma che certamente in queste ultime tre partite non abbiano fatto nulla di trascendentale e che valga la loro nomea.

l'inter esce perchè la lungimiranza del suo presidente l'ha portato a convincersi delle chiacchiere dei giornalisti sportivi, che rinfacciavano all'inter l'incapacità di avere "mentalità vincente europea" di cui solo il milan può vantare, infatti le ultime due campagne europee dei rossoneri sono gran fonte di gioia dei loro tifosi.
ecco fatto - dice moratti. adesso che ho preso mourinho ho risolto tutti i nostri problemi.
e invece l'inter esce nuovamente agli ottavi perchè ha sbagliato le ultime due campagne acquisti, s'intende quelle dei giocatori, non degli allenatori. mancano giocatori di spessore tecnico e di velocità sulla trequarti in modo da dare sfogo, profondità e utilità al grande lavoro di reparto di ibrahimovic. e invece come l'anno scorso di nuovo a dipendere dallo scarso peso offensivo di stankovic stavolta coadiuvato nientepocodimenoche da un diciottenne, balotelli. e di nuovo come l'anno scorso, a risultato sfavorevole, tirare i remi in barca.

la juve esce perchè in un calcio fisico, atletico e veloce come quello di oggi ha riposto le sue speranze esclusivamente sulla rivalsa dei trentenni che guarda caso o erano infortunati (legrottaglie, zanetti, zebina, nedved, camoranesi) o in grossa parabola discendente (brazzo, del piero, buffon). le campagne acquisti fatte di giocatori di seconda fascia non fanno altro che complicare le cose.

la roma esce perchè non ha ne' soldi per allestire uno squadrone competitivo ne' tantomeno un progetto tecnico di alto livello. al signor luciano spalletti andava ritirato il patentino d'allenatore dopo il 7-1 di manchester, causato esclusivamente dai suoi grossolani errori tattici, l'accantonamento della speculazione tattica che è stato sempre il punto di forza del calcio italiano ma che oggi lo è del calcio di ferguson. un risultato che ormai fa da spartiacque tra il calcio che fu e quello che è.

questa tornata di champions è una sconfitta del nostro sistema calcistico e per una ricostruzione è indispensabile che ognuno (lega calcio, presidenti, direttori tecnici, allenatori, giornalisti) si prenda le sue grosse responsabilità.

2 commenti sabato 7 febbraio 2009




se l'incidenza di un allenatore non è quantificabile in termini percentuali e spesso vittima della subordinazione alla qualità della rosa a disposizione, esistono casi isolati dove la squadra di calcio è l'identità pura dell'uomo che l'allena. un cento per cento definitivo.

il porto di mourinho dal 2002 al 2004 fù l'inarrivabile creazione e non plus ultra dell'allenatore portoghese. one man team. undici elementi sconosciuti, plasmati all'unisono al fine di mettere nel rettangolo verde la mentalità del loro allenatore. un tutt'uno di sfrontatezza, irriverenza, furore agonistico, aggressività, velocità, risolutezza. tutto ciò che emana la personalità di josè mourinho.

venne fuori una squadra iperoffensiva dall'incredibile e perfetto bilanciamento atletico e tecnico. squadra corta. ogni elemento era in grado di sostenere fase offensiva e difensiva con pressing furioso e costante raddoppio di marcatura in ogni zona del campo. triangolazioni paurose, contropiedi e tiri dalla distanza componevano l'arsenale offensivo. il ritmo sovente era insostenibile per gli avversari. ma la tattica non era affatto prioritaria, l'unica cosa importante era la mentalità, il crederci sempre senza aver paura o timori reverenziali nei confronti di nessuno.

il porto era uno spettacolo di grande unione, intensità e divertimento, e a farne le spese furono tutte le squadre che affrontarono l'one man team in quei due anni in cui il porto vinse due superliga, una coppa di portogallo, due supercoppe di portogallo, una coppa uefa, una champions league.

josè mourinho ha dato tutto in quei due anni. è impensabile che si ripeterà a quei livelli e con quella brillantezza perchè non avrà più la possibilità, e forse neppure la voglia, di allenare plasmando una squadra di sconosciuti. oggi l'allenatore portoghese è immerso nel calcio in cui girano troppi soldi, contornato da campioni capricciosi o da giocatori fatti e finiti, che hanno un loro regime tattico e mentale già compiuto, non plasmabile. non avrà più modo di ammaestrare sconosciuti tutti coesi e vogliosi di essere spiritualmente plagiati da josè.

la qualità di mourinho non è certo quella di essere un mirabolante genio della tattica, ne tantomeno quella di talent scout, bensì quella di incidere fortemente sulla personalità di allievi disposti ad un apprendimento totalizzante.

0 commenti domenica 14 dicembre 2008




dopo novanta minuti d'isteria cercando disperatamente di salvarsi dal massacro, decide il nemico quel che resta del tuo corpo.
il mostro colpisce in lungo e in largo, è un prototipo di perfezione fisica, tecnica e tattica. sembra un carroarmato al cospetto del quale qualsiasi barriera perde il suo onore. la sua forza e sicurezza ti spaventa al punto da ridurti in un indistinto cucciolo inoffensivo.

nel classico barcelona-real non c'è mai stata partita.
un intero incontro giocato nella metà campo madridista cercando innumerevoli variabili e soluzioni offensive articolate, veloci e affascinanti, nel tentativo di abbattere il catenaccio nemico. "fuera, fuera!" è costretto a gridare l'ultimo difensore dei bianchi nella speranza che l'avamposto si faccia forza ed abbandoni le rassicuranti posizioni di difesa per cercare in un certo qual modo qualche tentativo di sporadica offensiva. qualche contropiede per i madridisti, per lo più sugli esterni, due ghiotte opportunità di ficcare il paletto nel petto del demonio ma che in questi casi è solito rimpicciolirti la vista, ti figura davanti come un polipo ossessivo e non hai nessuna speranza di ferirlo, l'arma l'hai già persa per strada prima di renderti conto che la possibilità è svanita.

il mostro blaugrana è sicuro di sè, gli piace umiliare il nemico anche nelle fasi preliminari di un'azione d'attacco. sicuro della propria tecnica, della propria forza fisica, delle proprie possibilità calcistiche al punto che anche disimpegni difensivi assai complicati diventano occasione per far sbrilluccicare gli occhi dei propri tifosi. la squadra resta corta, tutti gli elementi sono sempre in movimento senza palla in modo da offrire sempre varie soluzioni di gioco a chi la palla ce l'ha tra i piedi. ogni elemento di movimento è dotato di qualità atletiche e tecniche elevatissime in modo che il gioco non dipende mai da nessun giocatore specifico. se l'incursione non riesce a messi, magari riuscirà ad henry, oppure a xavi, o anche a tourè... e così fino all'ultimo difensore centrale. lo scacchiere del 433 è poi ideale per questo gioco offensivo dal baricentro altissimo e con perfette distanze tra gli elementi.
contro il real vanno a segno eto'o, grazie a una spettacolare torre di puyol su corner, e messi su pallonetto dopo un contropiede rapidissimo culminato nell'assist da parte di henry.

il mostro ha ridicolizzato il suo più acerrimo nemico e pare proprio che a livello mondiale non esistano validi oppositori, sempre che loro restino intatti e inamovibili nella loro contemplativa superbia narcisistica.

0 commenti domenica 7 dicembre 2008


concentrazione massima.
muraglie umane indolenti al fuoco nemico,
forti e imperterrite come strati di cemento armato.
lampi di classe, di figure geometriche assai particolari.
potenza estrema.
azione concreta.
disumano.

e di fronte... avvolgenti trame solari,
ancora troppo tenui per definire la propria potenza di luce.
qualche gaffe qua e là.
attimi di tensione.
episodi di comicità.

lazio inter zero a tre.

1 commenti domenica 23 novembre 2008


mourinho si è finalmente scrollato di dosso certi protagonismi spettacolosi e autolesionisti con conseguenti idee di calcio abbastanza demenziali e primitive, ed ha cominciato a pensare con una mentalità da serie a.

l'inter in questo modo riparte dal grande lavoro di tattica poliidentitaria maturato sotto la gestione mancini, e non è un caso che le migliori partite dell'inter di mourinho siano state a roma e contro la juve adottando moduli e discipline molto manciniane.

a mourinho adesso spetterà il compito di continuare quella strada, arricchirla con moduli e giocatori più offensivi, magari riuscendo ad ottenere un apporto significativo almeno da uno tra i due centrocampisti offensivi richiesti (mancini e quaresma), donare alla squadra un atteggiamento più offensivo, di pressing e di convinzione psicologica gestendo l'umore di spogliatoio in modo più competitivo e meno isterico rispetto a quanto faceva mancini.

le premesse son tutte positive. buon viaggio internazionale.

0 commenti venerdì 27 giugno 2008



battere l'italia fortifica.
è un fatto storico, un dogma. nella storia del calcio mondiale, battere le quattro grandi nazionali, argentina, brasile, germania e italia nelle fasi ad eliminazione diretta, ti fortifica. è un pò come mutarsi in vampiro e alimentare le proprie velleità succhiando il sangue ai vincenti. e la spagna gioca una semifinale di grande personalità e convinzione, come mai prima d'ora. troppa era la voglia di approdare in finale e, dopo aver battuto la bestia nera italia, è diventato d'obbligo giocare una partita di massimo spessore contro la russia.

i sogni frastornano.
un miracolo si ripete in media ogni trent'anni. è così che si è congedato otto rehhagel dopo l'eliminazione della grecia dall'ultimo europeo. ma l'eccessiva voglia di credere ai sogni, e di trastullarsi nel mondo delle favole, frastorna per poi disilludere. la russia oggi ha perso la sua forza, una prestazione poco accattivante, caotica e vittima di eccessiva deconcentrazione: innumerevoli le giocate sbagliate dai singoli, persino zhirkov e arshavin, gli elementi di spicco per valori tecnici, non ne hanno azzeccata una. una partita giocata da mestieranti, senz'anima, senza spirito guerriero e in balia del divario tecnico, di cattiveria agonistica e di personalità nei confronti degli spagnoli.

nella morsa degli spagnoli.
la russia tatticamente è stata neutralizzata dagli spagnoli. la difesa bassa, umile ed ermetica con lo scudo senna sistematicamente a protezione del pacchetto arretrato ha arginato quel poco che è rimasto dei contropiedi terroristici delle scorse partite. il centrocampo folto, rapido, tecnico e in continuo movimento degli iberici ha dominato incontrastato fino a irridere l'avversario con torelli e disimpegni leggiadri tra gli olè del pubblico. la qualità tecnica di tutti gli elementi spagnoli ha dato vita a manovre corali forse troppo narcise ma che hanno avuto il pregio di saper affondare i colpi con freddezza e naturalezza nei momenti opportuni.

conclusioni.
il flebile equilibrio è un lungo filo dallo spessore tanto millimetrico da essere praticamente invisibile. la grecia di rehhagel quattro anni fa è riuscita addirittura a cavalcarlo senza farlo spezzare. la russia si è adagiata troppo sopra di esso, fino a perdere l'equilibrio e cadere in un tonfo sordo.
hiddink ha assistito agli ultimi minuti della gara a mezzo metro dalla riga del campo, fradicio sotto la pioggia, il più vicino possibile ai suoi giocatori. un gesto d'affetto verso questi ragazzi che hanno fatto sognare l'intero popolo russo. il sogno ha subito una brusca frenata, o magari è meglio dire un calcione nei denti, ma in fondo i miracoli non si comandano o forse c'è già stato, ed è quello di aver raggiunto la semifinale, territorio sconosciuto dalla nazionale russa prima di euro 2008.

arrivederci matrioska meccanica...