domenica 15 giugno 2008



euro 2008, grecia-russia, minuto 33. nikopolidis va a spasso in area, semak rovescia al centro e zyrianov gonfia la rete, tutto solo in mezzo a una difesa rimasta attonita.

è così che si conclude l'europeo della squadra campione in carica, la grecia di rehhagel. in realtà ci sarebbero altri sessanta minuti per rimettersi in corsa, ma non è così semplice.

è una questione di fato, di destino, di equilibri mistici che bastardi ti girano le spalle. perchè sì, la grecia di rehhagel è una squadra minimale e guerriera, fondata tutto sul muro difensivo e sullo spirito battagliero degli undici uomini buttati in campo. e fondamentale è che tutto stia al suo posto, che il muro regga affinchè resti in piedi l'unico gioco con cui rehhagel può tenere in corsa questa squadra. hanno vinto un europeo grazie alla difensa ermetica e alle palle alte girate in rete. quattro anni più tardi, oggi, quell'equilibrio vincente si è sgretolato impietosamente prima sotto il colpo del fenomeno ibra che con un destro fuori dal mondo sgretola il muro greco nella partita di esordio contro la svezia e poi con la papera di nikopolidis che stende, impietosa, la speranza in un secondo miracolo. il calcio vive di anche di episodi, di palle vaganti fortunosamente finite in rete, di papere colossali o di autentici prodigi tecnici. ed è quando tutto ti gira contro che il destino si rivela impietoso. è così che la grecia si trova a rincorrere il risultato dopo lo svantaggio contro la russia... ma il gioco finisce qui, la squadra greca non ha giocatori in grado di offendere con qualità e continuità e gli atletici russi di hiddink trovano gioco facile nei contropiedi rischiando più volte di arrotondare il punteggio.

ed è così che otto rehhagel alza bandiera bianca in mancanza di quel flebile equilibrio che tanto conta nel calcio, come quel millimetro di fuorigioco che gli ha impedito di festeggiare il pareggio.

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